Stai pensando di sottoporti a un intervento di implantologia ma il rischio di fallimento dell’intervento ti spaventa? Oppure pensi di avere problemi con il tuo impianto dentale?
In questa sezione analizzeremo i tassi di fallimento implantare negli ultimi dieci anni, le relative cause e le soluzioni realmente praticabili.
Se hai deciso di sottoporti a un intervento di implantologia o lo hai già fatto, sai bene di cosa parliamo. Con parole semplici, un impianto dentale è un perno inserito all’interno dell’osso che, dopo l’estrazione del dente, svolge la funzione di radice e sostegno.
Gli impianti dentali permettono alla protesi di comportarsi come i denti naturali, riabilitando la normale funzione masticatoria e donandoti quel sorriso che avevi perso da tempo. Ma un impianto dentale è per sempre?
Percentuali di fallimento di un impianto
Prima di leggere alcune statistiche, occorre sottolineare che se l’intervento è eseguito con precisione, il fallimento dell’intervento è spesso evitabile; il più delle volte si verifica un fallimento implantare a causa della scarsa cura del paziente.
Ad esempio, alcune persone non effettuano le visite di controllo, fumano quantità notevoli di sigarette e non lavano i denti quotidianamente. In casi del genere, la loro bocca torna in pessime condizioni nell’arco di pochi anni. Persone di questo tipo rientrano nelle statistiche di fallimento e di conseguenza riducono statisticamente la durata media dell’impianto.
Gli impianti possono durare per tutta la vita se si segue uno stile di vita sano e ci si prende cura della protesi con la pulizia quotidiana e ricorrendo alle visite periodiche.
Sebbene gli impianti possono durare una vita, a volte si può incorrere in un fallimento implantare. I motivi sono vari, anche se la mancata osteointegrazione, sopraggiunte complicanze e scarsa igiene sono le principali cause che portano all’instabilità degli impianti dentali e quindi a un insuccesso.
Secondo un recente studio dell’AAOMS (Associazione Americana per la Chirurgia Orale e Maxillo- Facciale), ogni 100 casi di impianti posizionati ne falliscono mediamente solo 5.
Ogni anno in Italia 1 milione di persone si sottopone a cure odontoiatriche per l’inserimento di impianti dentali o per risolvere gravi problematiche. Su un milione di pazienti, 50.000 sono costretti a tornare dal dentista.
Così sono migliaia gli italiani che ogni anno, dopo aver sborsato cifre non indifferenti per cure dentistiche che poi hanno portato a un fallimento, sono costretti a ritornare dal dentista per ovviare ai problemi sopraggiunti.
Come si riconosce un caso di fallimento implantare
A questo punto ti starai chiedendo quali sono i campanelli d’allarme in caso di fallimento implantare e quali sono le indagini da condurre.
Gli impianti dentali si differenziano per progettazione, tecniche chirurgiche di inserimento e tempi di carico delle protesi. Per questo, i casi di fallimento devono essere indagati seguendo metodi di volta in volta differenti. Se pensi che il tuo impianto stia presentando dei problemi, tieni conto che i principali segnali e sintomi sono i seguenti:
- gonfiore, dolore e sanguinamento spontaneo della zona interessata causati dalla placca batterica;
- presenza di sapore metallico alla salivazione;
- evidente mobilità della protesi fissa (mobilità orizzontale o verticale o rotatoria).
Se avverti uno di questi sintomi, rivolgiti subito ad un odontoiatra esperto e sottoponiti a controlli approfonditi. È l’unico modo per capire con tempestività se stai andando incontro a un fallimento implantare.
Cause dell'insuccesso implantare
Il fallimento implantare non è dovuto al rigetto dell’impianto da parte del nostro organismo. Al contrario, il titanio di cui l’impianto è composto è del tutto biocompatibile; pertanto, l’organismo non lo riconosce come un corpo estraneo e quindi non tenta di espellerlo.
Quando un impianto fallisce, le cause possono essere di due tipi:
- cause di breve periodo (da poche settimane dall’intervento a qualche mese);
- cause di lungo periodo (dopo mesi o anni).
Fallimento implantare nel breve periodo
Se un impianto fallisce in poche settimane o in pochi mesi dall’intervento significa che il processo di osteointegrazione non ha avuto luogo. Sebbene l’impianto sia stato inserito, esso non è riuscito a saldarsi con l’osso. I fallimenti che possono occorrere nel breve periodo sono principalmente di ordine “biologico”, ovvero relativi ai tessuti quali osso e gengiva. Le cause di tale insuccesso possono essere:
- mancato rispetto dei protocolli di disinfezione e sterilizzazione;
- apertura del lembo suturato;
- infezioni nell’area adiacente all’impianto come perimplantiti o mucositi perimplantari;
- movimento dell’impianto durante la fase di guarigione;
- presenza di una protesi ritentiva di placca;
- afflusso sanguigno insufficiente all’area trattata che impedisce l’osteointegrazione;
- eventuali errori dell’implantologo nella programmazione o nell’esecuzione dell’intervento;
- presenza di patologie o abitudini viziate.
1. Mancato rispetto dei protocolli
Prima, durante e dopo qualsiasi tipo di intervento ma soprattutto nel mondo dell’implantologia, è fondamentale mantenere il massimo rispetto dei protocolli di disinfezione e sterilizzazione.
Tutto parte ancora prima che il paziente si sieda, mediante la disinfezione della poltrona, della sputacchiera e di tutte le superfici potenzialmente infette.
L’obiettivo della disinfezione è l’eliminazione di tutti i germi patogeni che possono in questo caso determinare il fallimento dell’impianto.
Un altro aspetto estremamente importante è la sterilizzazione degli strumenti odontoiatrici. Ogni studio, difatti, possiede almeno una autoclave (detta anche sterilizzatrice), che come una grande pentola a pressione garantisce la totale eliminazione dei microrganismi.
Gli strumenti vengono a loro volta dapprima disinfettati, poi lavati, asciugati, imbustati e infine sterilizzati.
Il mancato rispetto di questi protocolli può determinare infezioni a livello del sito implantare tali da poter compromettere l’intervento e l’eventuale contagio di malattie infettive.
2. Apertura del lembo suturato
Il posizionamento dell’impianto può avvenire secondo due distinte tecniche: sommersa o non sommersa.
La tecnica sommersa consiste nell’inserimento dell’impianto e la successiva sutura del lembo al di sopra della vite stessa.
Nel caso in cui dovesse aprirsi il lembo suturato potrebbero sorgere infezioni del sito chirurgico e compromissione della guarigione dei tessuti attorno all’impianto.
3. Mucositi e perimplantiti
Per la corretta riuscita della terapia implantare è fondamentale che i tessuti attorno alla vite siano sani, cioè privi di infiammazione.
Così come attorno ai denti naturali vi può occorrere la gengivite e la parodontite, in prossimità di un impianto esiste la possibilità che si verifichino la mucosite e la perimplantite.
La mucosite consiste nell’infiammazione reversibile della mucosa attorno all’impianto. Può banalmente essere dovuta ad un accumulo di placca batterica oppure essere favorita da ulteriori fattori come una corona non perfettamente combaciante con l’abutment. In questo caso, l’esecuzione di una corretta igiene orale associata ad una pulizia dei denti professionale farà tornare i tessuti esattamente come prima.
La perimplantite è senza dubbio la complicanza nel breve periodo più grave e temuta da pazienti e implantologi. Essa consiste nell‘infiammazione del parodonto profondo attorno all’impianto, ovvero dell’osso alveolare.
La formazione di una tasca parodontale determinerà l’accumulo di batteri dannosi per i tessuti di sostegno del dente che determineranno il riassorbimento dell’osso attorno alla vite.
Ne deriva che attraverso la perdita di osso l’impianto rischia di essere perso.
4. Movimento dell'impianto
Affinché l’impianto possa durare a lungo è necessario che l’osteointegrazione avvenga correttamente, cioè che l’osso guarisca attorno allo stesso impianto.
Se l’impianto è soggetto a movimenti anche minimi dopo il suo posizionamento, al coagulo non sarà data la possibilità di organizzarsi e di generare nuovo tessuto osseo.
Questa problematica a breve termine è principalmente correlata ai carichi immediati o in linea generale alle tecniche non-sommerse, in cui l’impianto è esposto nel cavo orale in una fase precoce. Per tale ragione l’implantologia a carico immediato è prerogativa di implantologi esperti.
Anche alcune abitudini viziate come il digrignamento dei denti può portare a micro-movimenti indesiderati.
5. Protesi ritentiva di placca
Il momento in cui viene inserita la corona protesica è senza dubbio quello che ogni paziente attende da tempo: finalmente si avrà il dente mancante e si tornerà a masticare.
Tuttavia, è molto importante che questa corona si “sieda” sul moncone sottostante in maniera idonea e precisa. Se la corona è eccessivamente grande o estremamente piccola, si formeranno dei gradini che favoriranno l’accumulo di placca.
Ancora una volta: accumulo di placca implica mucositi e perimplantiti, le quali possono portare al fallimento della terapia.
6. Afflusso sanguigno insufficiente
Come già accennato, l’osteointegrazione è essenziale per la corretta riuscita della riabilitazione implantare. La guarigione dell’osso è favorita da tutte le cellule coinvolte nella riparazione del tessuto, formazione del coagulo e apposizione di nuovo osso che giungono tramite il sangue.
In presenza di un foro molto stretto dove inserire l’impianto oppure qualora la superficie dell’impianto sia estremamente liscia, i vasi circostanti potrebbero rischiare di chiudersi con il risultato che le cellule infiammatorie e del sistema immunitario siano impossibilitate a raggiungere il sito chirurgico.
Ne deriva che l’impianto non si integrerà praticamente mai con l’osso: resterà mobile e quindi funzionalmente inutile.
Un altro fattore da considerare è l’eventuale presenza di diabete non trattato, il quale provoca delle alterazioni dei vasi che rallentano la guarigione delle ferite.
7. Errori dell'implantologo
Può capitare, soprattutto con odontoiatri alle prime esperienze, che si incorra in alcuni errori. L’esecuzione di procedure errate può riguardare sia la diagnosi che la terapia.
Ad esempio, il mancato raffreddamento delle frese di preparazione del sito implantare può determinare il surriscaldamento della parete ossea in grado di compromettere la guarigione. Il superamento della temperatura ottimale dà origine alla fibrointegrazione che, al contrario dell’osteointegrazione, non garantisce la stabilità necessaria.
Ancora, il posizionamento di un impianto in una sede troppo vicina ai denti/impianti adiacenti può favorire il riassorbimento dell’osso interprossimale.
Vi sono poi molteplici casi estremamente complessi, come pazienti con gravi carenza di osso mascellare, in cui è fondamentale essere seguiti da implantologi esperti.
8. Presenza di patologie o abitudini viziate
Nella pianificazione dell’intervento è piuttosto scontato che l’impianto non sia inserito se il paziente soffre di patologie o abitudini viziate che possono risultare delle controindicazioni.
Tuttavia, accade a tutti nel corso della vita che in periodi di stress possano insorgere malattie o abitudini mai palesate prima di allora.
A questo gruppo appartengono diabete, fumo di sigaretta e digrignamento dei denti.
Ciò non significa che un fumatore o un paziente affetto da diabete non possa ricorrere all’implantologia; è però necessario che l’implantologo ne sia a conoscenza e che la situazione sia tenuta sotto controllo.
Iniziare a fumare dopo aver inserito l’impianto significa pregiudicare l’osteointegrazione e la guarigione dei tessuti.
Fallimento implantare nel lungo periodo
Nella maggioranza dei casi l’osteointegrazione avviene con successo, eppure qualcosa potrebbe comunque andare storto dopo mesi o addirittura anni. Solitamente dopo qualche anno, oltre ai fallimenti di tipo biologico, potrebbero manifestarsi quelli di tipo “meccanico” come frattura e svitamento dell’impianto. Entrambe le tipologie di insuccesso possono essere dovute ai seguenti fattori:
- inesperienza del dentista, inadeguatezza dei materiali o delle tecniche usate;
- fumo eccessivo;
- complicanze dovute al diabete;
- obesità;
- radioterapia;
- bruxismo e trauma occlusale;
- scarsa igiene orale e infezioni batteriche.
È opportuno sottolineare che la credenza che l’osteoporosi possa portare al fallimento dell’impianto è ormai un concetto superato. Come dimostrato da una recentissima revisione sistematica, i pazienti con osteoporosi reagiscono esattamente come i pazienti non affetti da tale disturbo.
1. Inesperienza del dentista e superficialità
I fattori che possono causare un fallimento implantare sono numerosi, ma molto spesso all’origine dell’insuccesso compaiono:
- la scarsa qualità dei materiali usati in fase di intervento;
- un numero di impianti non sufficiente a garantire la durata nel tempo del trattamento;
- l’inesperienza del dentista.
Per questo motivo è importante rivolgersi ad un centro specializzato, in modo da evitare di incorrere in spiacevoli sorprese. Certamente l’esperienza dell’odontoiatra e la tipologia di materiali usati fanno la differenza, ma allo stesso modo le tecniche e la strumentazione utilizzata sono aspetti essenziali.
2. Fumo
Per un fumatore è bene sapere che il fumo eccessivo è una delle principali cause di fallimento implantare.
I fumatori sono maggiormente esposti all’insorgere di infezioni che, a lungo andare, portano all’instabilità dell’impianto e quindi alla perdita di uno o più impianti.
3. Diabete
Quando il tasso di glicemia nel sangue è eccessivamente alto si creano forti squilibri e sollecitazioni cellulari che col tempo distruggono i tessuti che sostengono l’impianto. Pertanto, se in seguito all’intervento insorge il diabete e non è possibile controllarlo con apposita cura (diabete scompensato), l’impianto potrebbe perdere la sua stabilità fino a determinare il fallimento del trattamento.
4. Obesità
Forse non tutti lo sanno, ma l’obesità è considerata da molti ricercatori come una vera e propria patologia del metabolismo; ecco perché alcune ricerche evidenziano una correlazione diretta tra l’obesità e la parodontite. Se pensiamo infatti all’eccesso di peso come a una patologia del metabolismo, è possibile ritenere che l’obesità possa portare a lungo andare a casi di perimplantite (la parodontite nel caso di impianti) e alla perdita dell’impianto.
5. Radioterapia
La radioterapia è fondamentale nella cura di varie forme di tumore, tuttavia essa ha un forte impatto sulle probabilità di fallimento di un impianto, soprattutto se è concentrata nell’area del cranio o del collo. Il rischio di fallimento per un impianto inserito in un osso esposto a radiazioni può aumentare fino al 174% rispetto a un impianto inserito in una struttura ossea non esposta a radioterapia.
6. Bruxismo e trauma occlusale
Se soffri di bruxismo o digrignamento notturno dei denti, sappi che in tal caso gli impianti dentali sono costretti a sopportare un carico e una pressione molto elevata. Questo col tempo potrebbe causare il fallimento implantare.
7. Scarsa igiene orale e infezioni batteriche
Non dimenticare che la cura della protesi dentale è importante esattamente come quella dei tuoi denti naturali. La mancanza di un’adeguata igiene quotidiana può far insorgere infezioni batteriche ad opera dei microbi della placca che, se trascurate, portano all’insorgere della perimplantite e – nella peggiore delle ipotesi – alla perdita dell’impianto. Ricordati di riservare alla tua protesi le stesse attenzioni che si dovrebbero dedicare ai denti naturali.
Conseguenze del fallimento implantare
Quali rischi corro in caso di fallimento implantare? Se condividi questo dubbio, puoi tirare un sospiro di sollievo. Nonostante il fallimento implantare coincida con la perdita dell’impianto stesso, il paziente non va incontro a conseguenze gravi ed è quasi sempre possibile porvi rimedio.
Al di là del disagio percepito nell’immediato, un fallimento dell’impianto non dovrebbe lasciare danni permanenti se eseguito da personale preparato. Il piccolo foro praticato per l’inserimento del perno ha dimensioni contenute e tende a rimarginarsi esattamente come avviene nei casi di perdita naturale di un dente. In caso di nuovo tentativo di inserimento, questi fori saranno riutilizzati, con le accortezze del caso, per il posizionamento dei nuovi impianti.
Il fallimento implantare si verifica anche se l’intervento viene eseguito da un esperto implantologo.
Tuttavia, è altrettanto vero che ciò si verifica prevalentemente in situazioni complesse e quindi più a rischio. Per questo è estremamente importante affidarsi a implantologi con molta esperienza alle spalle, che siano in grado di offrire ottime garanzie di successo degli impianti e che, anche in caso di fallimento, riescano a porvi rimedio utilizzando strumenti e tecniche specifici.
In quasi tutti i casi il secondo tentativo va a buon fine e garantisce ottime possibilità di riabilitazione.
Soluzioni e rimedi a un impianto che fallisce
Rimediare al fallimento di un impianto non solo è possibile, ma ha anche ottime possibilità di successo. È necessario però che la struttura a cui ti rivolgi disponga di tecnologie all’avanguardia che consentano di avere un quadro chiaro della tua situazione clinica, di comprendere con esattezza i motivi dell’insuccesso e di pianificare in ogni minimo dettaglio il secondo intervento.
Ma la tecnologia da sola non basta. È inoltre necessario che l’odontoiatra abbia molta esperienza, dal momento che solo centinaia di interventi alle spalle permettono di individuare la soluzione migliore per ogni paziente.
In caso di fallimento dell’impianto è fondamentale che la struttura o lo studio in questione collabori con un’equipe specializzata e che investa in sofisticati strumenti diagnostici. È la combinazione di competenza dell’equipe e di attrezzature all’avanguardia che determinerà il successo del secondo tentativo.
Considerazioni finali
Sebbene esista la possibilità che l’intervento chirurgico fallisca, se l’odontoiatra è esperto, usa materiali di qualità e si avvale della tecnologia di ultima generazione, il rischio è estremamente basso.
Tuttavia, non puoi escludere a priori che nel tuo caso non si verifichi un fallimento implantare.
In questa eventualità è fondamentale sapere di avere affidato la propria salute a un centro specializzato in implantologia, che possa offrire un ventaglio di soluzioni ampio e che sia per questo in grado di rimediare al fallimento con un secondo tentativo.
Nelle giuste mani, un fallimento implantare non deve spaventarti.
Se hai dei dubbi o delle paure, non esitare a fissare una visita con uno dei nostri esperti implantologi che potrà valutare il tuo caso e darti informazioni precise e personalizzate.
Potrebbero interessarti anche: